Un polmone verde nel centro dell’Italia, la cui storia si intreccia con quella del nostro Paese, è il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, che festeggia il suo centenario.
Questo evento viene commemorato da un libro pubblicato dal Touring Club italiano, scritto da Francesco De Leo e intitolato Storia del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. È una celebrazione della tradizione naturale che da 100 anni caratterizza questa regione, che sarà presentato a Roma presso la sala stampa di Montecitorio (12 luglio, ore 16) con la presenza del presidente del Parco Giovanni Cannata, il direttore Luciano Sammarone, il senatore Claudio Barbaro, il direttore di Repubblica Maurizio Molinari, il presidente dell’associazione Civita Gianni Letta e Francesco Rutelli, firmatario della legge che ha istituito i Parchi Nazionali. Questo appuntamento istituzionale dimostra come sin dall’inizio la storia di questa zona montuosa nel centro dell’Italia, unica dal punto di vista ambientale, geologico e faunistico, sia stata legata alle sorti e agli eventi del nostro Stato.
Infatti, esattamente cento anni fa, quella che era stata una riserva di caccia di Vittorio Emanuele II, appassionato cacciatore, divenne una risorsa nazionale. Con un Regio Decreto dell’11 gennaio 1923, convertito in legge il 12 luglio 1923, lo Stato italiano ufficialmente riconobbe l’istituzione del Parco Nazionale d’Abruzzo, con un territorio iniziale di circa 18.000 ettari, successivamente esteso a 30.000.
I fondatori, tra cui Erminio Sipari, parlamentare abruzzese e cugino di Benedetto Croce, che ne fu direttore, avevano un orientamento conservatore di matrice liberale, condiviso dalla visione dello stesso Croce, il primo a promuovere negli anni ’20 in Italia una legge per la tutela del paesaggio e delle bellezze naturali.
L’orso marsicano, il lupo e il camoscio, gli animali che sarebbero diventati poi simboli del Parco, avevano precedentemente abitato un’area molto più vasta che comprendeva quasi l’intero Appennino, ma il degrado degli habitat causato dal disboscamento eccessivo, dall’urbanizzazione e dalla caccia indiscriminata li aveva confinati in luoghi più remoti e selvaggi.
Il libro di Francesco De Leo ripercorre tutte le vicende che hanno interessato il parco nell’ultimo secolo: dalla fondazione dell’area naturale, alla sua soppressione durante il regime fascista, alle amministrazioni che si sono susseguite nel dopoguerra, fino all’attuale presidenza di Giovanni Cannata e direzione di Luciano Sammarone. Ma è anche una narrazione dell’habitat e dei suoi protagonisti: i due grandi mammiferi endemici, il Camoscio d’Abruzzo e l’Orso Marsicano, e le antiche faggete, oggi patrimonio mondiale dell’UNESCO, sono solo alcuni dei simboli di un ambiente naturale che, di fronte al deterioramento delle condizioni di vita sul pianeta e all’avanzare dei cambiamenti climatici, ha molto da insegnare.