Eletti Regione Abruzzo: nessun impresario e 11 su 17 sono laureati

Eletti Regione Abruzzo: tra i 17 neo-consiglieri votati nella maggioranza, nessun imprenditore.

Un altro dato che emerge è che 11 su 17 sono laureati. Questo è il quadro dell’ultima tornata elettorale in Abruzzo, quando a vincere fu Marco Marsilio. Vale la pena notare che questi dati sono comparabili anche alla coalizione di centrosinistra, che in quell’occasione perse le elezioni.

Senza puntare il dito sulle competenze tecniche o sulla capacità di problem solving di ogni singolo amministratore, e senza fare politica, vogliamo focalizzarci su chi attualmente prende decisioni per 1 milione e 200 mila cittadini. Se le regioni hanno un bilancio economico e sono oggi più che mai autonome, vuol dire che operano come se fossero aziende. Di conseguenza, le scelte degli amministratori pubblici sono equiparabili a quelle dei dirigenti d’azienda o degli amministratori delegati. Quando sono giuste, creano sviluppo; quando sono sbagliate, creano debiti e malessere.

Le competenze apprese tramite la formazione universitaria e le esperienze maturate nel privato sono dunque decisive anche per ricoprire un ruolo pubblico?

E gli eletti alla Regione Abruzzo, che lavoro fanno o facevano?

Sappiamo bene che chi è abituato a gestire aziende è sicuramente più predisposto a risolvere problemi, a gestire fornitori, dipendenti e clienti, e a confrontarsi con il mercato e la concorrenza. È un’attitudine che, se sei un imprenditore, hai dovuto acquisire nel corso del tempo. Questo non significa che per candidarsi bisogna necessariamente essere imprenditori, assolutamente no, ma ci aspettiamo che chi ci governa abbia capacità manageriali superiori alla media, ben diverse dalle capacità oratorie tipiche della classe politica, finalizzate unicamente al consenso.

Per addentrarci nella questione, dalla nostra ricerca emerge che nessuno degli eletti nella maggioranza alla Regione Abruzzo è un datore di lavoro. Mario Quaglieri, eletto nella circoscrizione dell’Aquila con 11.754 voti, è un medico chirurgo. Massimo Verrecchia è un ex deputato e non è titolare di partita Iva. Poi ci sono Luca De Renzis, ex funzionario dell’Agenzia delle Entrate, e Leonardo D’Addazio, ex sindacalista alla Brioni di Penne.

Passiamo ora a una “moda” tutta italiana: gli avvocati che fanno principalmente politica. Qui troviamo Tiziana Magnacca, Paolo Gatti ed Emiliano Di Matteo. Poi ci sono coloro che, da lavoratori subordinati, sono diventati amministratori/consiglieri regionali grazie ai voti ricevuti: Roberto Santangelo (impiegato presso E-DISTRIBUZIONE Spa), Emanuele Imprudente (impiegato dei Vigili del Fuoco), Vincenzo D’Incecco (impiegato in un’azienda di consulenza), Gianpaolo Lugini (geometra), Luciano Marinucci (impiegato Asl) e Marianna Scoccia (impiegata nell’azienda di famiglia).

Chiudono la lista degli eletti Nicola Campitelli, architetto; Umberto D’Annuntiis, che lavora in banca; Lorenzo Sospiri, che pare sia solo consigliere regionale; e Daniele D’Amario, Presidente della Cooperativa Associazione Libera Olivicoltori di Abruzzo e Molise.

Tra tutti, 11 su 17 sono laureati: Quaglieri, Verrecchia, De Renzis, Magnacca, Gatti, Di Matteo, D’Incecco, Marinucci, Campitelli, D’Annuntiis e Sospiri.

E Marsilio?

Marco Marsilio è stato rieletto per la seconda volta Presidente della Regione Abruzzo con 328.334 voti. Si è diplomato al liceo scientifico Cavour di Roma con 60/60, e si è laureato in Filosofia, indirizzo storico-filosofico moderno e contemporaneo, all’Università La Sapienza di Roma con 110 e lode. Attualmente è assunto presso Alfredo Cecchini Srl di Roma.

Marco Marsilio, 56 anni, ha mosso i primi passi nella politica negli anni novanta. Era conosciuto nel mondo dell’estrema destra romana come “Il Lungo”. Nella sezione della Garbatella ha conosciuto Giorgia Meloni e frequentato la sede del Fronte della Gioventù. È stato deputato dal 2008 al 2013 con il Popolo della Libertà e senatore dal 2018 al 2019 con Fratelli d’Italia.

E se a gestire gli enti pubblici fossero solo imprenditori e lavoratori o rappresentanti dei lavoratori?

Questa ricerca non è tesa a screditare la classe dirigente regionale, ma ha l’obiettivo di far riflettere. La provocazione sta nel titolo di questo paragrafo. La “checklist” degli attuali governanti della nostra regione ci invita a porci alcune domande: come mai la politica non ha un percorso formativo professionalizzante? Come mai tanti grandi imprenditori non si dedicano alla politica per portare le loro competenze? Siamo sicuri che le decisioni prese dai nostri amministratori locali siano sempre convenienti per tutta la collettività? Quanto influenzano le scelte dei consiglieri gli elettori che li hanno votati? E quanto la continua campagna elettorale e l’attenzione al consenso ci distolgono dai veri problemi?

Un ente pubblico complesso come la Regione Abruzzo potrebbe essere amministrato meglio se a capo ci fossero solo tecnici esperti selezionati per settore? Quanto i tecnici possono prendere decisioni più efficaci senza il compromesso politico o la ricerca del consenso?

Se la Regione Abruzzo fosse un’azienda privata che opera in più settori, dove è fondamentale ripartire efficacemente le risorse per ogni attività svolta, chi assumeremmo per aumentare fatturato, sviluppo e competitività?

A voi l’ardua sentenza…

 

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