ISAV e Radio ISAV non sono la Ferragni

ISAV e Radio ISAV non sono la Ferragni, assolutamente. Dal 2017, anno di fondazione di ISAV e dal 2021 anno di costituzione di Radio ISAV, si è operato nella trasparenza e rendicontando puntualmente tutto ciò che riguarda donazioni e contributi aziendali. L’episodio che ha visto protagonista Chiara Ferragni ha fatto perdere fiducia in tutti quelle organizzazioni che seriamente promuovono l’aiuto concreto di persone in difficoltà.

ISAV e Radio ISAV non sono la Ferragni, le parole dello stilista Alviero Martini

Non è la prima volta che si pubblicizza un prodotto col fine della beneficenza. Come è quasi certo che, se i fondi raccolti non arrivano agli ospedali, tutto questo potrebbe non essere perseguibile penalmente. Allora si pone un altro problema. Quello sollevato dallo stilista Alviero Martini in una nota trasmissione televisiva.

Alviero Martini lo ha definita una vicenda ignobile. Per ignobile lo stilista intende un gesto di cui si ignora la nobiltà di ciò che si va a fare per raggiungere l’obiettivo prefissato. Inoltre ha anche fatto notare come la sua associazione che si occupa di bambini nel terzo mondo, ogni anno vede diminuire il numero dei donatori.

Questo per dire che nella beneficenza esiste una parola magica: fiducia. Si, la fiducia che si ripone in un ente che una volta raccolti i soldi, gestisce al meglio e in modo efficiente le risorse con obiettivi dichiarati prima della raccolta.

Il caso Ferragni accresce la sfiducia verso gli enti no profit

C’è da dire che le associazioni, le fondazioni e altri enti benefit che operano principalmente nel terzo settore non sempre sono stati impeccabili nel corso degli anni verso i propri donatori. E tutto questo ha portato le persone nel tempo a diffidare degli enti no profit.

L’episodio del Pandoro Balocco della Ferragni non ha fatto quindi che alimentare la sfiducia di chi in buona fede dona per fare del bene. Seppure è da sottolineare che la vicenda è stata denunciata dall’antitrust e non dal destinatario dei fondi (ospedale Regina Margherita di Torino) che non poteva sapere del ricavato ad esso destinato.

Qui oltre la totale mancanza di etica viene meno la trasparenza verso i consumatori/donatori, non esiste una chiara rendicontazione e non si sarebbe mai saputo l’importo esatto che la società della Ferragni ha donato all’ospedale. Allora la domanda è: meglio affidarsi a enti no profit grandi (Telethon, Save The Children, ecc) e a operazioni commerciali benefiche con testimonial e influencer o a organizzazioni territoriali che si conoscono di persona?

Le organizzazioni territoriali e la tangibilità dell’aiuto

Reperire risorse, dichiarare gli obiettivi da perseguire e concretizzarli sul campo, sulle persone, sul territorio è necessario affinché chi dona può veramente vederne i risultati. Solo le organizzazioni territoriali sono capaci di  avvicinare i donatori ai beneficiari.

Non che le grandi organizzazioni no profit siano ambigue, sia chiaro. Gli enti no profit territoriali però, essendo di piccole dimensioni creano un rapporto diretto tra donatore e beneficiario, fino addirittura farli incontrare fisicamente. 

E’ il caso per esempio di ISAV che in occasione della Passeggiata Dannunziana che ogni anno si svolge in centro a Pescara, fanno conoscere ai donatori i pazienti e familiari. Ma è anche il caso di Radio ISAV, dove le imprese che finanziano il progetto possono vedere in radiovisione i pazienti e i propri figli che proprio le imprese sostengono nel loro percorso di studi.

Trasparenza e rendicontazione: fattori molto spesso sottovalutati e che invece fanno la differenza

E’ noto e se non lo è lo ribadiamo, che fin dal primo anno l’associazione di volontariato ISAV ha redatto un bilancio ordinario e non semplificato. Una decisione del compianto Maurizio Cotellessa. Commercialista di ISAV deceduto purtroppo a novembre 2022 che ha sempre puntato sulla trasparenza, sul dettaglio, sul rendicontare ai donatori qualsiasi cosa venisse fatta.

Ancor di più, Radio ISAV fornisce ai propri Partner una rendicontazione annuale molto dettagliata. Vengono indicati voce per voce i costi sostenuti dell’emittente, i risultati delle campagne pubblicitarie, l’indice SROI, i soldi donati ai figli dei malati di Sla per sostenerli nel loro percorso di studi.

Perchè donare comprando un pandoro di un’azienda della provincia di Cuneo sponsorizzato da una donna che vive a Milano quando ci sono realtà territoriali non virtuali con le quali ci si può anche confrontare vis a vis e sulle quali si può vigilare direttamente controllandone l’operato?

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